A colloquio con… Girolamo Deraco

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A colloquio con… Girolamo Deraco

Girolamo Deraco

Una bella soddisfazione e una rarità organizzare un programma con sette “prime assolute”

Sicuramente si! Ma tutto ciò è possibile grazie ad alcuni fattori. In primis il livello e l’impegno dei musicisti dell’Etymos Ensemble (Francesco Gatti, flauto/ottavino – Nicola Bimbi, oboe/corno inglese – Tony Capula, clarinetto/ clarinetto basso – Alberto Gatti, elettronica). Poi l’impegno di Cluster nel promuovere la musica contemporanea, che significa investire tempo e denaro affinché ciò avvenga. Non per l’ultimo l’impegno dei compositori nello scrivere musica ad hoc per questo ensemble atipico.

Nel programma si leggono anche autori stranieri

Negli ultimi anni ho sempre cercato di far suonare all’ensemble non solo la mia musica ma anche quella che arriva da tutto il mondo. Grazie alle collaborazioni internazionali con amici compositori e alle collaborazioni di Cluster con diversi festival e gruppi di compositori tutto ciò si è reso “semplice”. Per me questa è un’opportunità per far crescere il gruppo suonando e interpretando i linguaggi musicali più disparati.

Come ti è venuta in mente l’idea di creare un gruppo specializzato in musica contemporanea?

Spesso molte cose nascono per necessità. Così è stato anche per l’Etymos Ensemble. Ero ancora studente di composizione e già “scalpitavo” con il volere scrivere musica nuova, di ricerca. Ma non essendo uno strumentista tutto ciò si presentava complicato. Così, un po’ per gioco, un po’ per intuizione, insieme ad alcuni amici musicisti nasce quello che oggi è un gruppo di musicisti straordinario. Un’esperienza che ha fatto crescere tutti musicalmente.

Poi l’hai fatto diventare “ensemble in residence” della cluster, l’associazione di musica contemporanea lucchese alla quale sono iscritti ben 56 compositori

Mi sembrava un passaggio fondamentale. Il gruppo è di altissimo livello e metterlo a disposizione di Cluster e dei suoni compositori penso sia stato un passaggio naturale. Uno “scambio” reciproco…

Tutto ciò permette anche un notevole scambio internazionale di attività

Si, come accennato prima, è una crescita continua. Scoprire nuovi linguaggi, nuovi modi di pensare e di concepire la musica non può far altro che far bene a tutti. Il continuo mettersi in discussione alza il livello musicale artistico e umano di una persona, per poi riflettersi sul gruppo.

Parliamo ora di deraco compositore: prossimamente verranno eseguite tue musiche alla carnegie hall…

Un traguardo incredibile… il 3 giugno verrà eseguita un’opera di circa venti minuti che ho scritto come un omaggio a Sir Peter Maxwell-Davies che è venuto a mancare un anno fa. Ispirandosi al suo celebre “Eight songs for a Mad King” ho scritto “Eight songs for a Drag Queen”. Il libretto è dell’attore italo americano John Palladino mentre “Esther” (il nome della Drag Queen) sarà interpretato da David Whitwell nel doppio ruolo di Controtenore e di Trombonista. Come supporto al protagonista principale ci sarà la Eco-Music big band sotto la bacchetta di Diego Ceretta.

Ci puoi parlare anche del tuo progetto con 100 grammofoni?

Giugno è diventato un mese veramente impegnativo… solo 20 giorni dopo la Carnegie Hall andrò al “Bartok Plusz Opera Festival” in Ungheria a presentare un altro progetto che ho molto a cuore: “Phonè” per coro e cento grammofoni. Un esperimento di massa che si è posto come interrogativo la digitalizzazione di tutto. Quindi la mia domanda è: si può analogizzare il digitale? Attraverso l’utilizzo dei grammofoni si. Infatti, sui dischi di vinile verranno incisi suoni creati appositamente al computer…”Questo progetto e reso possibile grazie alla collaborazione di Giuseppe Nicolò che ha messo a disposizione la sua collezione di grammofoni, al sound designer Alberto Maria Gatti ed al restauratore di dischi Alberto Gaetti.

Tutto il mondo musicale parla della tua opera più breve al mondo. un’idea del genere non poteva che essere di un italiano…

Credo molto che l’italianità possa ancora fare la differenza. Il modo di vedere le cose degli italiani è costruito sempre da diverse prospettive… così anch’io con “Taci” ho voluto vedere il mondo che va veloce ed ho cercato di riportarlo in quella forma che ha visto proprio in Italia la sua creazione: l’opera.

Ci sono altri progetti che bollono in pentola?

Beh… ovviamente si, ma aspettiamo a svelarne i contenuti!