A colloquio con… Lucio Labella Danzi

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A colloquio con… Lucio Labella Danzi

Sei fondatore di vari Ensemble cameristici. Ora questo “Clara Schumann” per violoncelli

Il Cello Ensemble è una formazione che mi ha sempre affascinato perché grazie alla naturale tessitura dello strumento raggiunge l’estensione di un’orchestra d’archi completa con una densità sonora molto particolare. Ciò consente di affrontare un repertorio molto vasto che va dai brani originali per questa formazione a quelli solistici, per passare a trascrizioni che attingono dal repertorio lirico dove il violoncello è stato spesso utilizzato in celebri “a solo” per il calore del suo suono. Il “Clara Schumann” ha più di un quinquennio di attività ed un repertorio invidiabile che arricchisco continuamente con brani nuovi, talvolta di carattere più leggero come ad esempio il ragtime o il tango ma non per questo più facile. L’Ensemble è costituito da professionisti e durante le prove l’atmosfera è molto tranquilla, suoniamo insieme anche per divertirci e per un reciproco arricchimento culturale e strumentale.

Continui però a collaborare con prestigiose Orchestre senza abbandonare l’attività didattica

La mia attività concertistica è prevalentemente rivolta alla musica da camera e mi vede protagonista in concerti organizzati da importanti associazioni con diverse formazioni come il Trio d’archi, il Quartetto con il flauto e il Quintetto con pianoforte ma è anche ricca di collaborazioni con importanti orchestre. Sono docente di Violoncello presso il Conservatorio Cherubini di Firenze e l’insegnamento è un’attività cui mi dedico con passione ed entusiasmo. Mi piace molto stare con i ragazzi, seguirli nel percorso di studio, stimolarli, vederli progredire, impegnarsi per raggiungere gli obiettivi prefissati. Quando tutto questo accade, e mai senza sacrificio, è una grandissima soddisfazione e diventa uno stimolo a dare sempre di più. Inoltre tengo master class e ho allievi che provengono da tutta l’Italia e da diverse nazioni nel mondo.

Un consiglio per i violoncellisti in erba

Negli ultimi anni il livello di preparazione strumentale si è alzato tantissimo, quindi il mio consiglio, se si decide di intraprendere lo studio del violoncello, è quello di essere da subito molto determinati perché, se è la passione per la musica a guidarci, le ore di studio non sono mai un sacrificio e permettono di affrontare le sfide che il futuro riserva.

Una tua considerazione sulla musica contemporanea, presente con autori lucchesi nel concerto della Cluster

Sono spesso impegnato nell’esecuzione di brani contemporanei e credo che i giovani debbano lanciarsi nell’esplorazione di nuovi orizzonti e linguaggi interpretativi. Ringrazio l’associazione Cluster per aver invitato me e il Clara Schumann Cello Ensemble, è stato molto interessante affrontare i due brani che i compositori hanno ideato per questo concerto. Due pezzi molto diversi: energico Mixolidian Dance di Saverio Rapezzi, suggestivo Breath di Guido Masini.

Nella tua carriera hai suonato con i più famosi solisti e direttori di orchestra. Un aneddoto che ami ricordare

Sicuramente una delle ultime apparizioni di Rostropovich: ero a Bombay con l’orchestra del “Maggio” con Metha sul podio. Rostropovich è arrivato al mattino per la prova del Concerto di Dvorak. Io ero in sala ad ascoltare e mi è sembrato subito evidente che il Maestro ormai quasi ottantenne non era in gran forma. Mi chiedevo cosa sarebbe successo al concerto, ma poi l’esecuzione è stata perfetta. Quando sono andato a complimentarmi non senza emozione gli ho detto: Maestro lei è grandissimo! Lui ha risposto con grande semplicità e umiltà: Grazie!

Quale è il Concerto per violoncello che maggiormente ne valorizza ed esalta le qualità?

Sono diversi i Concerti con queste caratteristiche ma in particolare nel Concerto di Schumann e in quello di Elgar l’esecutore è chiamato non solo a dare prova delle abilità tecniche ma anche a ricercare colori e sfumature del suono che vengano dal profondo e dove strumentista e strumento si fondano per una più fedele interpretazione. Consiglio sempre di eseguire questi due Concerti dopo aver compiuto almeno cinquant’anni!

Un sogno nel cassetto

Più che nel cassetto direi nella custodia: avere un violoncello del ‘700 magari un Montagnana…