A colloquio con… Valerio Galli

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A colloquio con… Valerio Galli

Più gli anni passano e più Puccini ti entra nel sangue

Un’overdose! Il mio attaccamento alla musica del Maestro nasce grazie a mio nonno che, fin da bambino, mi ha cresciuto con l’opera lirica e soprattutto con le musiche pucciniane. Ancora oggi ringrazio per questa preziosa “eredità”! Per esempio, dirigere Puccini quando mi trovo all’estero è per me motivo di orgoglio perché ho come la sensazione di essere il rappresentante della sua musica, la musica di casa mia! Dirigendo le sue opere poi ho avuto modo di poter lavorare con grandi artisti come Daniela Dessì, Fabio Armiliato, Juan Pons e l’immenso Rolando Panerai!

D’altronde sei stato lanciato a soli 27 anni con la Tosca al “Pucciniano”

Fu la mia prima esperienza professionale sul podio. Ricordo tanta agitazione, tantissima emozione (soprattutto la sera della prima recita) e grande affetto da parte di tutto lo staff del teatro. Ebbi la fortuna di trovarmi a fianco con dei veterani: il regista Mario Corradi che mi incoraggiò moltissimo, il tenore Stefano Secco e soprattutto il grande Giorgio Surian. Tutti quanti mi misero a mio agio fin dalle prime prove e potemmo fare così uno splendido lavoro.

Nascere a Viareggio e studiare a Lucca: un binomio vincente per chi ama Puccini, “vivendo” tutte le terre del Maestro

Da piccolo cominciarono le prime visite alla Villa Museo di Torre del Lago dove la presenza e la musica del Maestro si respirano in ogni stanza. Da grande… ogni tanto vado a suonare i pianoforti del Maestro nella villa, dove lui ha composto i suoi capolavori, cosa di cui mi ritengo più che onorato. A Lucca, sua città natale, invece ho frequentato il conservatorio: lì mi sono formato come musicista (pianoforte e composizione) percorrendo le stesse strade del giovane Puccini.

Come imposti il rapporto tra la direzione di un’opera lirica e la regia?

Presenzio a tutte le prove di regia: questo mi consente innanzitutto di creare il giusto feeling e la confidenza con tutta la compagnia e, lavorando al fianco del regista, di costruire lo spettacolo tutti insieme. Può capitare anche che alcune idee musicali scaturiscano da ciò che si vede sulla scena, certo è che l’aspetto musicale deve essere sempre la base principale da cui partire e su questo creare le scelte registiche.

E quella con i cantanti?

Il lavoro coi cantanti è prezioso, è un lavoro di squadra! Suggerisco loro altrettanto: lavoriamo tutti insieme! Il fine è quello di dare il massimo ed è bello raggiungerlo in completa armonia.

Come nasce l’idea di dedicarsi alla direzione d’orchestra dopo aver dimostrato brillanti doti pianistiche?

Con buona pace dei miei insegnanti di pianoforte, il mio sogno è sempre stato la direzione d’orchestra. Scrissi un tema in quarta elementare, ancor prima di cominciare lo studio della musica: sarei diventato un direttore d’orchestra. Azzardai anche la data del debutto: il 2004. Sembrava una data lontana! E invece così avvenne in estate con Madama Butterly, al termine di un laboratorio lirico! Grazie al pianoforte ho potuto iniziare a lavorare nei teatri come maestro collaboratore e mi sono esibito in giro per il mondo accompagnando spesso i cantanti. Il giusto cammino per diventare un direttore!

Molti compositori contemporanei scrivono nuove opere liriche. Pensi che ci sia un futuro in questo?

Può darsi, lo spero. Anche se questo non è un periodo facile per la lirica, per la cultura in generale, dobbiamo aver fiducia ed andare avanti con le novità, ma gli autori e le istituzioni devono anche saper portare il pubblico nelle sale con un valido motivo.

Progetti futuri

Tra pochi giorni comincerò le prove di Zanetto e Cavalleria Rusticana di Mascagni, altro autore che amo molto e per lo più dimenticato, ingiustamente. Poi riprenderemo Madama Butterfly (produzione del Teatro del Giglio) a Livorno e Rovigo, successivamente a Piacenza e Modena. In primavera sarò in Corea per dirigere la Traviata.