Cari miei 25 lettori, scusate l’assenza dovuta a impegni pregressi ed
impellenti. E perdonatemi ancora di più se torno a voi in circostanze
così lugubri.
Ovvero per ricordare un grande della Musica Italiana, Ennio Morricone,
che non è più con noi.
Non sta a me certo dissertare sulla bellezza ed evocatività delle sue
colonne sonore: assieme a John Williams e, a livelli sicuramente
quantitativamente più piccoli, Bernard Herrmann, Miklos Rosza, Hans
Zimmer, James Horner e Klaus Badelt, rimane uno dei Principi della
Musica della Settima Arte.
Le sue Musiche restano ineguagliate e a tratti ineguagliabili: meno
complesse e roboanti delle creazioni di John Williams – suo unico pari
vero -, più Italiane come senso melodico puro, indimenticabile e
affascinante. Un genio assoluto: il mio gusto personale va a “Metti una
Sera a Cena” di Patroni Griffi e “The Untouchables” di Brian De Palma,
con l’immancabile ricordo di “The Mission” il cui tema per oboe rimane
un must per tutti i frequentatori di questo difficilissimo e splendido
strumento.
Musiche belle, musiche passionali e italiane “dentro”. Musiche che fanno
parte del passato e del presente di ciascuno di noi. E speriamo del
nostro futuro.
Ogni volta che qualcuno mi chiedeva un giudizio su Morricone, davo
sempre però la stessa risposta. Egli visse in un’epoca (e ci ha vissuto
fino a oggi) in cui avrebbe avuto, proprio in Italia, un contraltare che
avrebbe rischiato di metterlo non dico in ombra ma forse in difficoltà.
Un contraltare con cui Morricone mai si “scontrò” ma che Morricone,
quasi involontariamente, grazie alle sue aderenze
hollywoodiane/americane/starsystemiane, riuscì invece a mettere in
ombra, pur riconoscendone i grandi risultati. E parlo dell’immenso
Armando Trovajoli, un musicista che a definirlo genio e davvero unico и
fargli quasi un torto.
Non potrei paragonare i due se non per la nazione e la città in cui
nacquero, crebbero e si svilupparono. Ma ogni volta il nome dell’uno mi
attira l’altro. Quasi a testimonianza ulteriore che la storia della
colonna sonora cinematografica, come la storia del cinema stesso, passa
indelebilmente da Roma. Dall’Italia.
Del personaggio Morricone giravano e girano leggende quasi
metropolitane, molte di esse basate sulla sua quasi proverbiale
avarizia. Tale e tanta fu che le parti originali delle sue musiche non
erano disponibili ma solo eseguibili da egli stesso e dalla sua
orchestra (a differenza di John Williams il quale per un tot della sua
vita, seguì l’esempio di Morricone stesso, riservandosi il monopolio
diciamo esecutivo delle sue musiche: poi vendette i diritti ad Hal
Leonard e da allora le partiture e le parti orchestrali complete sono
disponibili ed eseguibili in tutto il Mondo, da chicchessia. Io stesso
ne ho una ricca selezione, tutte in originale). Morricone eseguiva solo
lui le sue musiche ed ultimamente, preso forse da quella angoscia della
ripetitività che è propria di chi sforna ed ha sfornato grandi hits,
tendeva a eseguire meno i suoi cavalli di battaglia, dedicandosi ai suoi
figli meno luminosi, tra cui la produzione sacra sinfonico corale. Ma
Niente da fare. E’ come Paolo Conte quando si esibisce: se alla fine non
canta “Bartali” e “Vieni Via Con me”, il pubblico si incazza. E Conte mi
confessò che ad ogni concerto tendeva sempre ad eseguirli sempre più
velocemente, perchè non li sopportava più. Come le ultime versioni che
Morricone diede delle musiche, che ne so, dei capolavori di Sergio
Leone. Ogni volta erano sempre uno zinzo di metronomo più scattanti.
Capisco il perchè sin troppo bene.
Morricone resta un pilastro della Musica da Film: resta il pilastro
italiano par excellence. E le Sue Musiche resteranno sempre nei nostri
cuori, per davvero. Con l’immagine di quegli occhietti scuri, da elfo,
che ti scrutavano da dietro quegli occhiali dalla scura montatura.
Sono sicuro che gli angeli, accogliendolo in Cielo, nel paradiso di chi
ci ha dato gioia con la Musica, l’avranno accolto con la melodia di
Gabriel’s Oboe, sicuramente la cosa più santa che Egli abbia mai scritto.
Riposa in Pace, Maestro: ma vivrai sempre con noi, nelle nostre anime.