Puccini e gli inizi all’organo

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Puccini e gli inizi all’organo

Giacomo Puccini ha alle spalle quattro generazioni di musicisti: Giacomo senior (1712-81); Antonio 1747-1832); Domenico (1772-1815) ed il padre Michele (1813-64). Eccetto Domenico, gli avi di Giacomo furono Accademici Filarmonici di Bologna. Si ricorda che Mozart fece ‘carte false’ (e non è solo un modo di dire) per accedervi. Appartenere a questa Accademia conferiva dunque un prestigio che conferiva udibilità ben fuori dall’orbita provinciale.

La famiglia Puccini fu dunque conosciuta e apprezzata. Anche a ciò si deve la calda ospitalità di cui fu oggetto Domenico a Napoli, in casa del famoso operista Giovanni Paisiello.

Tutti i Puccini furono titolari sull’organo di S. Martino, Cattedrale di Lucca. Ciò significava godere non solo di autorevolezza, ma anche di un certo benessere economico. L’organista aveva infatti uno stipendio erogato dall’Opera Metropolitana della Cattedrale, eredità di un mondo che doveva progressivamente sottomettersi alle leggi del libero mercato. I musicisti saranno cioè sempre meno impiegati di autorità cittadine e sempre più liberi professionisti in cerca di opportunità.

Nel discorso commemorativo in morte di Michele Puccini, Giovanni Pacini, al tempo celebre, esclamò:

Voi fratelli dilettissimi, a cui i sensi di cristiana carità si caldamente parlano al cuore, ben volgerete un pensiero all’ottuagenaria madre del defunto, a una desolata sposa, ad un garzoncello solo superstite ed erede di quella gloria che i suoi antenati ben si meritarono nell’ arte armonica e che, forse, potrà far rivivere un giorno.

Mosco Carner, il critico pucciniano più intelligente, chiosa:

Così Pacini, nel discorso tenuto ai funerali di Michele, parlò di Giacomo come dell’ «erede di quella gloria che i suoi antenati si erano conquistati nell’ arte dell’ armonia, e che forse un giorno sarebbe stato in grado di resuscitare». Inoltre, il decreto con cui il 18 febbraio 1864 le autorità di Lucca installarono Fortunato Magi al posto di Michele contiene una clausola con cui si stabilisce che Magi «con servi e rilasci al Signor (sic!) Giacomo, figlio del prelodato fu Signor Maestro, il posto di Maestro Organista e di Cappella. . . appena che il nominato Sig. Giacomo Puccini sia abile al disimpegno di tale ufficio». Che a un bambino di sei anni si assicurassero in tal modo le cariche del padre è probabilmente un fatto unico nella storia della musica; certo dimostra un grande ottimismo da parte delle autorità lucchesi.

Tramite il biografo ufficiale Arnaldo Fraccaroli, è proprio Giacomo che ci racconta i suoi primi contatti con l’organo, che potrebbe essere stato proprio il suo primo strumento sperimentato prima della morte del padre Michele avvenuta nel 1864, quando Giacomo non aveva ancora compiuto sei anni. Egli racconta:

Mio padre mi accompagnava spesso con sé quando a Lucca saliva a suonare l’organo della cattedrale, e anche in casa mi portava dinanzi alla tastiera. Ma siccome io non ero pronto a toccare i tasti, egli aveva l’accorgimento di mettere delle monetine di rame sopra la tastiera. E io subito a correre con le manine e raccoglierle.

Sappiamo che Giacomo inizio i suoi studi a sei anni: il 5 dicembre 1864, alla scuola dell’abate Luigi Nerici, autore di un importante Storia della Musica a Lucca. Fu inserito come soprano nelle voci bianche, mentre nel 1868 passò nei contralti. La scuola del Nerici impartiva comunque un’educazione generale in tutte le materie, ma le carte dicono che Giacomo era spesso assente. Ciò potrebbe confermare la sua fama giovanile di scavezzacollo. Ricordiamo che un suo insegnante (lo zio materno Fortunato Magi) non esiterà, ancora qualche anno dopo, a definirlo un ‘falento’.

Il 19 luglio 1868 Giacomo entra all’Istituto Pacini, iniziando così un importante corso di studi che culminerà con il perfezionamento in composizione al Conservatorio di Milano nel 1883.

Luigi Nannetti nota che

Nella Statistica classificata degli alunni iscritti alle scuole dell’Istituto Musicale Pacini pel corso scolastico dell’anno 1871-72, Puccini risulta iscritto ai corsi d’Armonia Pratica e d’Organo, entrambi tenuti da Fortunato Magi. Alla fine dell’anno riceve una menzione onorevole, ed è scelto come assistente al primo coro per la Festa di S. Croce […]. Ad una tradizione che ha voluto dipingere a lungo il Puccini studente come un allievo poco incline agli studi musicali e alla disciplina, quindi, si contrap pongono dati che ne ribaltano la prospettiva, suggellata anche da testimo nianze inconfutabili, come quella riportata in un attestato di lode firmato dal nuovo Direttore subentrato al Magi, Carlo Marsili (anch’egli già allievo del defunto Michele), che in data 1 agosto 1874 «[u.] certifica, che il Sig. Giacomo Puccini [u.] è fornito di non comune intelligenza e di moltissima attitudine per gli studi musicali […]».

Può dunque darsi che, nella fase pre-adolescenziale, Giacomo Puccini sia stato un lavativo. Ma, come afferma Giulio Battelli, è da sfatare «l’immagine di un ragazzo indomabile e quasi insofferente nei confronti della scuola», almeno dopo i tredici anni». Battelli continua:

Con l’anno scolastico successivo, il 1873-74, tutto torna alla normalità e gli studi di Giacomo riprendono a pieno ritmo: egli frequenta le scuole di Con trappunto e di Armonia teorica e pratica tenute ora da Carlo Angeloni e quella di Organo affidata a Carlo Giorgi, che sostituisce il Magi anche nell’incarico di organista della cattedrale, quell’incarico che Albina con ansia e trepidazione continua a considerare riservato al figlio per diritto di eredità, ma che non riu scirà mai ad ottenere nonostante le ripetute richieste. […] Giacomo in questo anno, il 1874, si distingue particolarmente, meritando il primo pre mio per l’Armonia teorico-pratica, il secondo premio per l’Organo ed una men zione onorevole per il Contrappunto. Ben tre riconoscimenti in un solo anno scolastico testimoniano certo della sua diligenza e del suo impegno, ma quello che riaccende le speranze di Albina è soprattutto quel secondo premio per la scuola di Organo e quando l’anno seguente Giacomo ottiene addirittura il pri mo premio la madre rompe gli indugi e il 25 novembre 1875 invia una lettera all’Opera della Metropolitana nella quale chiede la nomina ad organista per il figlio «ora che da molto tempo ha potuto disimpegnare detto ufficio e mostrar ne sufficiente attitudine come risulta anche dal premio riportato in quest’ anno all’Istituto musicale “Pacini”». Fa inoltre presente che così i Puccini tornereb bero sull’ organo di S. Martino «ove da circa 200 anni erano stati».

Giacomo ha una madre meravigliosa, che, avendo conosciuto le ristrettezze, vuole sistemare suo figlio, garantendogli quel posto fisso di organista in Cattedrale potesse garantirgli stabilità e serenità. Pur confidando nelle doti di Giacomo, non poteva certo immaginare come e dove sarebbe potuto arrivare.