“Puccini e la sua Lucca Festival”: quando la musica è alta sartoria. Intervista ad Andrea Colombini

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“Puccini e la sua Lucca Festival”: quando la musica è alta sartoria. Intervista ad Andrea Colombini

“Puccini e la sua Lucca Festival”: quando la musica è alta sartoria. Intervista ad Andrea Colombini

di Rubina Mendola

Sotto il nome di Haute Couture vanno gli abiti disegnati, personalizzati,  realizzati su misura. Vengono concepiti pochi esemplari o spesso capi unici. Ci sono delle regole ben precise da seguire per entrare a far parte della categoria, e restando in questa metafora, qualcuno a Lucca intende rispettarle tutte, ed è Andrea Colombini, direttore d’orchestra e fondatore del Festival Puccini e la sua Lucca, con cui parliamo di tutte le ultime novità sul suo Festival e a proposito di progetti per l’anno venturo. Qualcuno “si è permesso di dire che a Lucca non c’è qualità musicale e che il livello dei musicisti lucchesi è basso”, tuona. E raccontandoci alcune cose, dimostra, con fatti e parole, che le cose stanno proprio diversamente. Si comincia dal raccontare di un rendez-vous importante: è tutto pronto per il suo Gran Gala lirico della Santa Croce (Puccini, Leoncavallo, Verdi, Bizet, Mascagni) che si terrà stasera e per il 15 anno, oggi, 14 Settembre 2020 nella chiesa di San Giovanni e Reparata, ed è un appuntamento imperdibile, una tradizione culturale ormai in città. “Quest’anno lo faremo ‘ridotto’ perché non possiamo avere l’orchestra filarmonica di Lucca, per le note ragioni di sicurezza”, ci dice. “Quest’anno abbiamo gli Ottoni di Toscana”. Sembra che molti altri abbiano cercato di imitare questa brillante idea, ma con scarsi risultati (e per giunta con finanziamenti pubblici). “Noi siamo diversi, siamo liberi e autonomi da certi meccanismi. Quello che facciamo lo facciamo con gli incassi del festival, che vengono poi puntualmente  e fruttuosamente reinvestiti per le attività che proponiamo. Non facciamo concerti precotti e stracotti come quelli di Lucca Classica, per esempio, che si presenta al pubblico con concerti acquistati in agenzia. Cose così sono solo un format atopico e per nulla ‘tipico’. Noi siamo invece dei produttori, loro meri distributori: questo, naturalmente, lo dico con massimo rispetto per la manifestazione, ma è un dato oggettivo.  Noi mettiamo insieme i cantanti e studiamo il programma da proporre, facciamo prove su prove, formiamo i cantanti, i solisti, è un lavoro di fino, completamente diverso. E vorrei ringraziare il Presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, Marcello Bertocchini, perché ha creduto in noi, in questa ‘visione’, e continua a farlo, contribuendo a sostenerci finanziariamente.”

La visione artistica e musicale di Colombini è, infatti, innanzitutto in simbiosi con sua città, una “visione di Lucca”,  nuova e incalzante, una Lucca come dovrebbe essere e come potrà diventare nel tempo: una città che attrae turismo perché offre cultura e non circostanze pseuso-culturali del tutto replicabili. “Noi lavoriamo per la musica perché dia frutti anche presso le nuove generazioni. Prendere artisti da un’agenzia e buttarli su un palco non è fare produzione musicale, è fare divertimento per le classi alte, che va bene. Così come si usava a corte, si sollazzano le classi alte, che così possono convincersi di essere superiori perché ascoltano un certo tipo di musica. Noi invece puntiamo a proporre la musica a tutti, ma soprattutto produciamo facendo davvero lavorare gli artisti, valorizzandoli.” Ed è a questo punto che Colombini parla come un coutourier della sua impresa culturale, descrivendola come un’opera d’ingegno concepita su misura, studiata per calzare perfettamente su chi sa scegliere una proposta di qualità. Il suo festival non somiglia a una trottola inanimata che si sposta da una città all’altra. “Il nostro gala è come un lavoro di alta sartoria, disegnato su misura, non è una produzione seriale e in scatola che gira l’italia, ma un manufatto concepito con la passione per la musica. A tal proposito, il mio j’accuse è gravissimo: quel che vedo proposto qui, a Lucca, in genere non è un’operazione culturale ma un lavoro fiacco e seriale, quasi fabbricato. Musica d’alta sartoria, invece, mi piace chiamare quel che facciamo noi.Per produrla davvero, per rendere la musica haute couture,  non basta la capacità di trovare quali artisti scegliere. Occorre la cultura per ideare il programma adeguato, coerente, con musiche attrattive per il pubblico. Il nostro non è vano associazionismo, è produzione attiva di cultura e di risorse che poi sono a favore della città, della sua immagine internazionale. Abbiamo occupato una fetta di mercato che era nel vuoto pneumatico e occupata bene, dando lavoro a 90 persone. Ma qui si tende a pagare acriticamente il consenso di tutti, finanziando anche realtà o attività di poco o nessun valore, invece che alimentare iniziative che sono davvero virtuose. Si finanzia senza domandarsi che tipo di qualità realizza ciò che viene finanziato. E si odia letteralmente chi non va a bussare alle porte con il cappello in mano…”.

Gli chiediamo  che cosa ha realizzato per i prossimi mesi: i progetti per questo anno e il prossimo sono a dir poco eccellenti. “Il 7 dicembre saremo al Travellers Club di Londra, dove porteremo 4 cantanti, Chiara Manese, Pascal Coulombe, Giovanni Cervelli e Diego Paone, due soprani e due tenori, accompagnati da Diego Fiorini, per il 5° anno effettuiamo un concerto, in una grande sala con 140 posti con una buona acustica. E poi grande concerto all’auditorium Ranieri III di Montecarlo, dove ci esibiremo con l’Orchestra Filarmonica di Lucca (65 musicisti col coro e 5 solisti) alla presenza del Principe Alberto e 3500 ospiti: siamo stati invitati da Ezio Greggio che è il presidente dell’auditorium. E il giorno dopo saremo all’opera di Nizza.” Ma la vera grande svolta per quanto riguarda la qualità complessiva del settore culturale a Lucca, Colombini la intravede soltanto a condizione di un grande cambiamento politico: “L’avvento del centro-destra è la mia speranza, che spazzi via l’attuale amministrazione.  Mi piace il cambiamento, sempre. Ed è di questo che Lucca ha necessità. Sarà una trasformazione epocale, quando avverrà, una rivoluzione. L’economia di questa città è solo terziario: è questo ciò che, una volta compreso fino in fondo, modificherà gli orizzonti. Turismo, commercio, servizi legati al turismo e cultura. Basta.  I grandi investimenti a livello di bilancio comunale dovranno essere solo in questi settori strategici. Il mondo dell’industria è finito, il cartario è morto. Adesso è il momento di abbracciare una realtà totalmente nuova.”