PUCCINI ORGANISTA A LUCCA

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PUCCINI ORGANISTA A LUCCA

Deputata a verificare se Giacomo Puccini potesse essere nominato organista titolare nella Cattedrale di Lucca, nel 1876 una Commissione (Carlo Marsili, Carlo Angeloni e Luigi Nerici) stabilisce che presentemente non si trovino nel giovine Giacomo Puccini tutte le anzidette qualità, e sia necessario che egli faccia ulteriori studi. Non ancora diciottenne, poteva effettivamente non esserne del tutto all’altezza.

L’anno scolastico 1876-77 è l’ultimo per quanto riguarda la classe d’Organo all’Istituto Pacini. In almeno sette anni di studi, Giacomo doveva aver accumulato un ottimo bagaglio di esperienza, in primo luogo accademica.

Il matrimonio non s’aveva da fare. Giacomo Puccini e l’organo della Cattedrale di Lucca erano destinati a separarsi per sempre. Eppure, durante i suoi studi a Lucca, Puccini sembrava essersi votato all’organo. Forniva i suoi servigi in numerose chiese di Lucca e provincia: a S.Pietro Somaldi (dove gli aveva trovato posto il suo insegnante Carlo Angeloni) e a San Lorenzo in Farneta rimangono ancora la sue firme sugli organi, ma sappiamo inoltre che suonava sicuramente a S. Giuseppe, San Gerolamo, alla chiesa dei Servi dalle monache benedettine, a Mutigliano, a Celle ed a Pescaglia.

Ne era pure retribuito con quella che, parlando con il librettista Giuseppe Adami, lui stesso definisce ‘cartuccia’, un involtino tondo tondo che racchiudeva a pila quei quattro o dieci soldini che mi davan per ogni prestazione le monache. Le quali v’applicavan su il loro bravo suggello di ceralacca forse perché non mi venisse la tentazione di aprire e sottrarne qualcuno per comperarmi le noccioline o il castagnaccio.

Ma Giacomo aveva un’altra fonte di guadagno: il sarto porcarese Carlo Della Nina, il solo allievo che Puccini abbia mai avuto. Alfredo Bonaccorsi, che, come si evince dalla citazione, aveva visionato le prime composizioni pucciniane per organo, ci illustra così questa esperienza con il Della Nina:

…per il quale scrisse dei pezzi per organo, che gli furono compensati oltre la lezione, con la modesta cifra pattuita di sessanta centesimi l’uno! Il Della Nina era coetaneo del Maestro, essendo nato nel 1858. […] A sedici anni inco­minciò a prendere lezioni dal Puccini. Per quattro annI, e cioè dal 1874 al 1878 (Puccini partì per Milano nell’autunno del 1880), il Della Nina si recò puntualmente a Lucca, in diligenza, una volta la settimana e precisamente la domenica. Giacomo fu organista nelle chiese di Mutigliano, di S. Pietro in Somaldi, nell’oratorio delle monache benedettine di S. Giuseppe e S. GeroIamo. In quel tempo componeva, studiava, dava lezioni, so­nava l’organo, ma la sua mente era già rivolta al teatro. Motivi d’opera lo tentavano sull’organo, e li ritroviamo infatti abbozzati (Rigoletto, Guarany) nelle composizioni scritte per il Della Nina. […]. I manoscritti pucciniani hanno poche cancellature; qualche bat­tuta qua e là è soppressa: l’autore scriveva in un tono, poi, pentito, passava in un altro, con maggiore effetto. Tra queste composizioni, una delle quali è firmata, vi sono alcune marce. […] Dall’esame di tutti questi manoscritti, improvvisati, o quasi, fra i sedici e i venti anni, risulta però chiaramente che il Puccini non fu un precoce, perché qui la sua musica non ha mai un tratto di genialità e neppure di maturazione tecnica.

Ultimamente, alcuni di questi brani sono tornati alla ribalta. In occasione del novantesimo dalla morte di Puccini, il 29 novembre 2014 all’Auditorium Vincenzo Da Massa Carrara a Porcari, è risuonata una Marcia per organo, composizione scritta nel 1878 da un Puccini appena ventenne e destinata a un uso precipuamente chiesastico. Il manoscritto originale della Marcia è custodito proprio a Porcari e appartiene alla collezione privata dell’organista Andrea Toschi. La composizione era già stata eseguita il 19 luglio da Gianfranco Cosmi sul pianoforte Foerster nella Casa Museo di Torre del Lago. Andrea Toschi ha dichiarato che:

Il grande artista era sempre presente alla Luminara di Santa Croce, legatissimo alla Lucchesia, la sua terra del resto. Attraverso l’amicizia con Della Nina e con Demetrio Petri, mio pro zio – ha concluso Toschi – questo prezioso reperto è passato alla mia famiglia, eredità culturale immensa.

Altri spartiti inediti sono stati ritrovati da Giuseppe Della Nina, organista e maestro del coro nella parrocchia di Porcari. Erano a Chicago in casa di una lucchese. Trattasi di una decina di pagine, soprattutto per organo. Giuseppe Della Nina precisa che:

…Carlo Della Nina in realtà non era mio parente però mi ricordo bene di lui. Avevo 12 anni quando se ne andò negli Stati Uniti ma fino ad allora avevo condiviso con lui la grande passione per la musica, spesso lo ascoltavo suonare l’organo nella nostra chiesa. […] Tramite internet – spiega Giuseppe – sono riuscito a trovare il nome e l’indirizzo di Karl, uno dei due figli di Carlo Della Nina. Abita a Chicago, con la famiglia. Mi sono messo in contatto con lui, ho chiesto notizie degli spartiti, prezioso lascito del più grande di tutti i tempi. Karl mi ha informato che furono venduti all’asta, viste la difficoltà del tempo di tirare avanti la famiglia. Ma le copie ci sono ancora e me le ha trasmesse.

A proposito di aste, il 17/18 novembre 1988 Sotheby ha battuto (numero 424 del catalogo) 14 composizioni giovanili pucciniane per pianoforte e tre per organo. E’ probabile che fossero le composizioni visionate da Alfredo Bonaccorsi.

 

Oltre gli abbozzi ritrovati recentemente, è lecito chiedersi cosa rimanga dell’esperienza pucciniana all’organo. La risposta non è delle più soddisfacenti. Anteriore al 1880 è il Vexilla a due voci, dove l’organo accompagna tenore e basso, composto per il farmacista Adelson Betti, organista e maestro del coro a Bagni di Lucca. Rimangono pure 12 fughe non scritte per organo ma facilmente adattabili allo strumento. Probabilmente sono esercizi per il corso di composizione seguito a Milano.

Il Salve Regina del 1883, riutilizzato poi ne Le Villi, è per soprano e piano o armonium. Ritroveremo l’armonium nel sinteticissimo e algido Requiem scritto da Puccini nel quarto anniversario (27 gennaio 1905) della morte di Giuseppe Verdi.

Tre sono le comparse dell’organo nelle opere pucciniane: nel primo atto di Edgar, alla fine del primo atto di Tosca e nel finale di Suor Angelica. Pur essendo utilizzi sporadici, risultano tutti non solo di grande raffinatezza drammaturgica, ma anche di grande effetto spettacolare.

All’inizio dell’aria Ch’ella mi creda de La fanciulla del West compare una prescrizione assolutamente particolare: legando come organo. Sicuramente Puccini intendeva rifarsi ad una pratica fondamentale dell’esecuzione organistica, il ‘legato’ appunto. Ma chissà che, dall’alto della sua enigmaticità, Puccini non intendesse riferirsi alla composizione tardo-medievale tipica della Scuola di Notre Dame.