QUANDO GLI ANZIANI ANDAVANO ALL’OPERA

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QUANDO GLI ANZIANI ANDAVANO ALL’OPERA

Fare la storia del teatro lucchese, seppur brevemente, non è cosa da confinare in queste poche righe. Limitiamo dunque i nostri cenni all’epoca precedente la caduta della Repubblica aristocratica, che avvenne nel 1799 con l’irruzione delle armate napoleoniche.

Al tempo in cui il patriziato cittadino, i ceti abbienti e, impegni di governo permettendo, anche gli Anziani (la massima magistratura dello stato) ascoltavano l’opera in musica, il famoso Teatro del Giglio non aveva ancora questo nome. L’avrebbe assunto nel 1819, all’epoca del Ducato, traendolo dallo stemma della casa borbonica. Costruito a spese del governo in forme diverse dalle attuali, nel 1672, esso era semplicemente chiamato Teatro Pubblico o anche ‘di S. Girolamo’, per il fatto di avere occupato gli orti e altre aree già dei Gesuati; la loro chiesa, intitolata appunto al santo e dottore della chiesa, è ancora oggi addossata agli edifici del teatro. La soprintendenza del teatro era affidata a una speciale ‘cura’ elettiva di tre membri della nobiltà, che ne gestiva i finanziamenti e ne accordava l’uso agli impresari. Questi ultimi, lucchesi o forestieri, singoli o consorziati, pensavano poi agli allestimenti attraverso un circuito che li legava a compositori ed esecutori.

Negli ultimi decenni del Settecento, Lucca disponeva di altri teatri nel recinto urbano: il Castiglioncelli nell’attuale via del Moro, di proprietà dell’Accademia della Comica detta Magis vigent, e il Pantera nella via omonima ora Fillungo, di un’analoga accademia detta Meliora legit che prima faceva le recite in un edificio di via S. Giorgio.

Locandina del Castiglioncelli
Locandina del Castiglioncelli

Anche i teatri accademici aprivano l’accesso al pubblico e ospitavano l’opera in musica. Essi non portavano una vera concorrenza al teatro pubblico; anzi, si spartivano con esso le ‘stagioni’ teatrali allestendo le opere nel periodo di carnevale, mentre a S. Girolamo si andava in estate e soprattutto in autunno.

Nella patria dei Puccini, come in tutta Italia, l’opera era la forma di spettacolo prediletta dalla cittadinanza. Oltre tutto, Lucca era (e sarà ancora nell’Ottocento) una piazza importante; vi affluivano dunque i maggiori virtuosi della penisola, considerato anche che era la qualità vocalistica delle esibizioni, piuttosto che la qualità delle composizioni, a suscitare interesse nel pubblico. Basti citare i nomi di alcuni castrati: Carlo Broschi Farinelli, Giovanni Manzuoli, Gaetano Guadagni, Giacomo Veroli, Gasparo Pacchierotti, Luigi Marchesi, Girolamo Crescentini. Come dire, l’èlite del virtuosismo canoro italiano.

Carlo Broschi Farinelli
Carlo Broschi Farinelli

Il predominio dell’opera seria, più adatta alla mentalità e all’ideologia dell’ancien régime, viene rotto negli anni ’70-’80 dall’opera buffa, che veicolava fermenti di idee nuove e veniva consumata in modo più franco e disinvolto. Ciò non piacque al cronachista Bambacari, che nel 1792 commentava:

L’antico Teatro Lucchese, che con seria rappresentazione d’Opera strepitosa, e applaudita in Italia formava un ornamento della Città, è ora ridotto ad una pessima compagnia di pessimi comici forastieri che sono veramente Istrioni.

            Ma ecco come un musicista, il contrabbassista Baldotti, ricorda una delle ultime opere serie, il Quinto Fabio  di Luigi Cherubini dato a S. Girolamo nell’autunno del 1780, con intermezzo di balli (38 ‘recite’, da inizio settembre a fine ottobre).

 

Luigi Cherubini
Luigi Cherubini

La relazione, molto oggettiva e vissuta, ci porta nell’atmosfera del tempo, quando teatro e città quasi si compenetravano.

Primo soprano fu il celebre Gasparo Pacchiarotti. Prima donna la Signora Caterina Lusini piuttosto buona. Tenore il Signore Giuseppe Marchiani, vecchio e cattivo. Seconda donna bella, ma stuonata la Signora Maria Anna Gattoni. Secondo Soprano buonino il Signore Gaetano Quistapace. I Balli furono piuttosto cattivi, nondimeno nell’ultime Recite fu tale l’impegno della prima Ballerina seria Signora Caterina Villeneuve, e prima Grottesca Signora Geltrude Pacini Crisostomi, che nell’ultima sera oltre un incredibile chiasso, e Sonetti per ambedue, la prima fu accompagnata a casa in Carrozza con 10 cavalli, e torce di cera, e la Grottesca in carrozza con 16 cavalli, e torce a vento, avendole fatte girare prima per Lucca.

E non risulta che gli Anziani osteggiassero il fanatismo verso i protagonisti della scena.

Articolo pubblicato su luccamusica cartaceo nel marzo 2003