Sinossi delle Turandot di Gozzi e Puccini

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Sinossi delle Turandot di Gozzi e Puccini

Sinossi delle Turandot di Gozzi e Puccini

Tratto da

Michele Bianchi, Sinossi delle Turandot di Gozzi e Puccini, in: Michele Bianchi, a cura di, L’Oriente di Giacomo Puccini. Madama Butterfly e Turandot, Atti della Seconda e Terza Giornata Pucciniana, Promolucca Editrice, Lucca 2006, pp. 31-41.

Michele Bianchi
Sinossi delle Turandot di Gozzi e Puccini
Giuseppe Adami – Renato Simoni Carlo Gozzi
Turandot Turandot
Personaggi Personaggi
La principessa Turandot La principessa Turandot
L’imperatore Altoum L’imperatore Altoum
Timur, re tartaro spodestato Timur, Re d’Astracan
Il Principe Ignoto (Calaf), suo figlio Calaf, principe dei Tartari Nogaesi
Liù, giovane schiava
Adelma, principessa tartara schiava di Turandot
Zelima, schiava di Turandot
Schirina, madre di Zelima
Barach, sotto nome di Assan, marito di Schirina
Pantalone, segretario di Altoum
Tartaglia, Gran Cancelliere
Ping, Gran Cancelliere
Brighella, maestro dei paggi
Truffaldino, capo degli eunuchi
Pang, Gran Provveditore
Pong, Gran Cuciniere
Un Mandarino
Il Principe di Persia
Il Carnefice Un carnefice
Ismaele, aio del principe di Samarcanda
Le guardie imperiali – I sevi del boia – I ragazzi – I Sacerdoti – I Mandarini – I Dignitari – Gli otto sapienti – Le ancelle di Turandot – I soldati – I portabandiera – I musici – Le ombre dei morti – La folla
Molte schiave, molti eunuchi, soldati, otto dottori
A Pekino – Al tempo delle favole
Atto Primo Atto Primo
E’ il tramonto a Pekino. Nella Città Imperiale,  «sugli spalti sono piantati i pali che reggono i teschi dei giustiziati». Pechino: teschi fitti su aste di ferro.
Il Mandarino legge un tragico decreto: la principessa Turandot andrà sposa a chi indovinerà tre enigmi. Se questi fallirà, sarà decapitato, come lo sarà tra breve il Principe di Persia.
La folla vuole un’esecuzione immediata, ma il tumulto è sedato dalle guardie. Liù chiede aiuto per il vecchio Timur che è caduto.
Scena prima
Il principe Calaf ritrova così suo padre Timur. Calaf ritrova Assan, suo aio che adesso si fa chiamare Barach. Dopo la vittoriosa invasione del sultano di Carizmo, si era sparsa la voce che Calaf e suo padre Timur, re d’Astracan, era morti. Barach fugge e giunge in Pechino, conosce una donna (Schirina) e si sposa. Ella non sa nulla del suo passato.
Persa la battaglia, Timur fugge, aiutato da Liù. Richiesta da Calaf, Liù spiega di essere una schiava memore ancora di un sorriso donatole dal Principe. Calaf gli spiega che riuscì a fuggire con Timur e la madre Elmaze. Derubati, hanno vissuto di stenti e chiedendo l’elemosina.
I servi del boia fremono per giustiziare gli eventuali spasimanti di Turandot e ricordano che «vano è l’amore se non c’è fortuna». La folla incita la luna a mostrarsi, e chiede poi pietà per il principe di Persia.
Non avendo ritrovato i loro corpi, il sultano mette taglie sopra le loro teste ed informa di ciò tutti i monarchi.
Alla corte del re dei Carazani conosce la principessa Adelma, che sospetta la sua nobile origine. Il padre di lei muove poi guerra al Altoum, imperatore della Cina, ma viene sconfitto. Adelma sembra essere morta e Calaf deve di nuovo fuggire, guadagnandosi da vivere come facchino.
Ritrovando uno sparviero caro all’imperatore di Berlas, questi ricovera Timur ed Elmaze in un ospizio e donandogli un cavallo e dei soldi. Calaf parte dunque in cerca di fortuna, e giunge così in Pechino. S’imbatte fortunatamente nella gentile Schirina, moglie di Barach.
Pensa di assoldarsi nell’esercito di Timur, ma Barach gli consiglia di non entrare nella città.
La bellissima Turandot, figlia d’Altoum, non intende maritarsi. Nutre infatti una forte repulsione per il sesso maschile. I rifiuti come promessa sposa hanno provocato anche molte guerre, che hanno fiaccato l’ormai vecchio imperatore.
Turandot riesce a far accettare da padre un editto per il quale lei proporrà al principe, aspirante marito, tre enigmi. Se saranno sciolti ella lo accetterà come marito, ma se non vi riuscirà sarà decapitato. Pensava che la terribile prova allontanasse chiunque dal cimento.
Ma la vista del suo ritratto fa perdere la testa anche ai più savi. Nessuno può resistere alla tentazione di sottoporsi agli enigmi. Ultimo di una lunghissima serie, il principe di Samarcanda sta per essere giustiziato.
Scena seconda
Giunge Ismaele, disperato aio di quest’ultimo. Egli conserva il ritratto di Turandot, amatissimo dal suo principe. Lo getta in terra, lo calpesta e scompare piangendo.
Scena terza
Compare Turandot e Calaf, che stava chiedendo la grazia per il principe di Persia ed imprecando contro di lei, rimane folgorato dalla sua visione. Timur e Liù lo pregano di fuggire con loro, ma, nonostante l’esecuzione del principe di Persia, decide di tentare la soluzione degli enigmi. Si slancia così verso il gong, per percuoterlo e proporsi così ufficialmente. Calaf vuole raccogliere il ritratto, e Barach tenta invano di trattenerlo. Professando disincanto, anche lui rimane ammaliato dalla bellezza straordinaria di Turandot. Nonostante la tragica vista della testa del principe di Samarcanda, esposta come trofeo, Calaf è deciso ad accettare la prova.
Scena quarta
Calaf dona borsa e cavallo a Schirina. Chiede che una parte dei soldi sia destinata ad opere pie ed a riti propiziatori. Dispiaciuti, ma fiduciosi, lei e Barach sono ben felici di esaudirlo.
Atto secondo
Siamo nel Divano, supremo consiglio nell’impero ottomano.
Scena prima
Rispettivamente capo degli eunuchi del serraglio di Turandot e maestro dei paggi, Truffaldino e Brighella litigano scambiandosi offese pesanti.
I tre ministri dell’imperatore Altoum tentano di impedirglielo. Sono tre maschere grottesche: Ping, gran Cancelliere; Pang, gran Provveditore; Pong, gran Cuciniere. Calaf insiste, ma i tre tentano ancora di dissuaderlo, ricordandogli che Turandot è una donna come tante. Le Ancelle di Turandot ammoniscono i ministri di non turbare con schiamazzi il sonno della principessa.
Scena seconda
Altoum è disperato, profilandosi un’altra esecuzione. Per il buon senso di Pantalone, segretario di Altoum, queste vicende hanno dell’incredibile.
Scena terza
Calaf assicura Altoum di essere un principe, ma chiede di poter ancora mantenere l’anonimato. Altoum glielo concede, ma gli consiglia caldamente di non tentare la prova. Calaf risponde: «Morte pretendo, o Turandotte in sposa».
I ministri fanno presente l’enorme difficoltà degli enigmi, e consigliano a Calaf la fuga. I fantasmi degli amanti morti per Turandot invece lo incitano. I ministri gli mostrano il boia che espone il capo del principe di Persia. Pantalone rileva la difficoltà degli enigmi, mentre Tartaglia ricorda che la decapitazione è certa. Ma Calaf è irremovibile.
Timur taccia d’egoismo il figlio, mentre Liù gli spiega accoratamente che se morirà, moriranno anche lei ed il padre. Calaf le risponde che, anche nella peggiore delle ipotesi, lei dovrà comunque accudire amorevolmente il padre. Tutti insistono, ma Calaf si precipita al gong, battendo i tre colpi che danno l’inizio alla prova.
Atto secondo
Quadro primo
I ministri discutono sulla sorte di Calaf e sul clima tragico che Turandot ha imposto in Cina da tre anni. Ping rammenta nostalgicamente la sua «casa nell’Honan ׀ con il laghetto blu», Pong le foreste di Tsiang, e Pang il giardino di Kiù.E’ prefigurata la fine della dinastia cinese, ma fantasticano sulla ‘capitolazione’ di Turandot. I rumori nella reggia riportano alla «triste realtà» della prova.
Quadro secondo
Al centro del piazzale della Reggia vi è un’enorme scalinata. Compaiono gli otto sapienti con i rotoli in cui si dà soluzione agli enigmi. Seduto in trono sta il vecchissimo imperatore Altoum. Questi prega tre volte Calaf di ritirarsi, ma il principe è irremovibile.
Scena quarta
Dopo un corteo femminile, compare la «bellissima, impassibile» Turandot. Calaf, «abbacinato sulle prime, a poco a poco riacquista il dominio di se stesso e la fissa con ardente voluttà». Compare Turandotte velata. Calaf si inginocchia, «e rimarrà incantato in essa».
Scena quinta
La principessa è colpita favorevolmente da Calaf, ma non recede dai suoi propositi. Divenuta schiava favorita di Turandot, Adelma riconosce chi fu servo alla sua corte.
Turandot rievoca Lo-u-ling, la sua ava stuprata e uccisa da un uomo. Turandot intende vendicare la sua tragica umiliazione: grazie agli enigmi, nessuno la possiederà mai. Calaf le replica con positivo orgoglio. La figlia d’Altoum spiega che la sua crudeltà è l’unica difesa all’aborrito sesso maschile. Intende così disporre della sua libertà, e dell’«acutezza e talento» di cui è certa e va fiera. La forte tempra di Calaf accende d’amore Adelma.
Il primo enigma è subito risolto rispondendo «la Speranza». Turandot dissimula bene la sua stizza e legge il secondo. Calaf sembra smarrirsi, ma tutti lo incoraggiano. Egli risponde dunque correttamente:  «Il Sangue». Turandot è scossa: gli si avvicina per intimorirlo, per poi proporgli «ferocemente» il terzo enigma.  Lo incalza per smarrirlo e Calaf sembra effettivamente desolato. Ma anche questa volta si riprende e risponde: «Turandot». I sapienti confermano e la gioia della folla esplode. Turandot stessa è scossa, ma reagisce ed è pronta agli enigmi. Il primo è brillantemente superato. La risposta è: «Il sole». Pure al secondo Calaf riponde con la medesima prontezza: «L’anno». Dopo aver posto il terzo, Turandot cerca di abbagliare e confondere Calaf, togliendosi il velo. Calaf è effettivamente «sbalordito», tutti tremano, ma il principe reagisce e risponde correttamente «dell’Adria il Leon [Venezia]». E’ il tripudio: tutti sono euforici eccetto, ovviamente, Turandot.
Turandot prega il padre di non donarla «come una schiava ׀ morente di vergogna». L’Imperatore non può che appellarsi alla sacralità del suo giuramento. Turandot chiede dunque a Calaf se intende averla così «cupa d’odio». Lui le risponde che la vuole «tutta ardente ׀ d’amore! ». Prova vergogna per essere stata superata sul terreno dell’acume. Turandot chiede che la prova sia ripetuta e che il verdetto sia sospeso. Se la legge deve però essere adempiuta, Turandot non si dà pace.
Calaf le propone così un solo enigma: se scopre il suo nome prima dell’alba, lui morirà. Turandot accetta ed Altoum è commosso da tanta magnanimità. La folla incita il prode Calaf. Calaf decide di metterla a sua volta alla prova con un solo enigma: «Di chi figlio è quel Principe, e qual nome ׀ porta lo stesso Principe». Altoum alla fine accetta, ma esige che siano evitate nuove tragedie. Se Turandot indovinerà, Calaf non sarà giustiziato ma si allontanerà da Pechino.
Atto terzo Atto terzo
Scena prima
Principessa al pari di Turandot, Adelma è determinata a conquistare l’amore di Calaf, ed a riscattare così la propria schiavitù.
Scena seconda
Turandot è abbattuta per la vergogna di cui si è coperta. Nonostante non lo voglia ammettere del tutto, è stata comunque toccata nel profondo da Calaf. Ma gli uomini sono per lei esseri infidi ed infedeli, sprezzanti la sacralità del matrimonio. Zelima cerca di ammansirla, ma l’altezzosa Adelma sprezza i suoi consigli ‘plebei’, e suggerisce di «por sossopra ׀ la città tutta» per rispondere al quesito di Calaf. Zelima riferisce che il principe alloggia dalla madre e che il padre lo conosce bene. Nel reciproco interesse. Adelma suggerisce una strategia a Turandot.
Scena terza
Preoccupato da situazioni imprevedibili, Barach rimprovera Calaf di non aver approfittato della vittoria su Turandot.
Scena quarta
Sino all’indomani Pantalone ha l’ordine di far custodire Calaf da duemila soldati. Altoum vuole preservare questo giovane, che desidererebbe come genero.
Scena quinta
Timur vede Calaf scortato dai soldati. Disperato al pensiero che il sultano di Carizmo  lo abbia rintracciato, chiama il figlio per nome. Barach interviene minacciandolo, ma Timur lo riconosce. Barach si scusa, ma gli raccomanda di non nominare mai il nome suo e del figlio. Il perché poi gli sarà chiaro. Timur gli comunica che la moglie Elmaze è morta in Berlas e che, disperato, partì alla ricerca del figlio.
Scena sesta
Schirina confessa al marito di aver riferito ad estranei di conoscere il principe ignoto. Vedendo dunque giungere gli eunuchi di Turandot, Barach prega la moglie di fuggire con Timur.
Scena settima
Ma giunge Truffaldino con gli eunuchi armati, che conduce i tre nel Serraglio.
Atto quarto
Turandot ha intimato che «questa notte nessun dorma in Pekino». Deve conoscere a tutti i costi il nome del Principe a lei ignoto. Ma Calaf è sicuro che nessuno lo saprà sino al momento in cui, vincitore, bacerà Turandot.
Scena prima
Turandot minaccia Timur, Barach e Schirina di fustigazione se non riveleranno il nome del principe ignoto e di suo padre. Barach rifiuta sprezzante, e blocca appena in tempo Timur, che sta per parlare. Pensa infatti che per tutti sarebbe la morte. Barach tenta di patteggiare, ma indispettisce Turandot, che effettivamente minaccia di morte marito e moglie. Interviene Timur, che rivela essere il padre di Calaf, e dunque re. Vedendo il suo stato di prostrazione, Turandot si commuove, ma rivolge la sua ira su Barach.
Scena seconda
Entra in scena Adelma, che consiglia Schirina e Zelima di adottare un ben ricompensato comportamento fraudolento per carpire il nome del principe. Turandot si convince, ma fa chiudere nei sotterranei Barach e Timur.
Scena terza
Turandot sembra essere combattuta, ma poi si risolve a perseguire il suo obiettivo.
Scena quarta
Altoum sa chi è il pretendente alla mano della figlia, e suo padre. Avverte anche la disperazione della figlia, e le vorrebbe evitare una nuova onta pubblica. In un primo tempo pensa di far fuggire Calaf con la falsa notizia che è stato scoperto. Poi è determinato a rivelare alla figlia i nomi, purché acconsenta a sposarsi. Ma Turandot, pensando ad un accordo segreto con Calaf, rifiuta sperando che Adelma riesca nel suo intento.
Scena quinta
Brighella mette in guardia Calaf. Nonostante il divieto per chiunque di entrare nel suo appartamento, il potere di Turandot potrebbe aprire varchi insospettabili.
Ping, Pang e Pong implorano Calaf di accettare le belle fanciulle che hanno con sé oppure le ricchezze che gli sono mostrate. Gli consentiranno anche di fuggire, con la gloria di aver, unico, vinto Turandot. Essi temono la crudeltà della principessa, che non esiterà a torturare chiunque per estorcere il suo nome. Ma Calaf vuole Turandot. Lo minacciano, ma in quel momento sgherri trascinano Timur e Liù. Calaf tenta di disconoscere i due, ma la sera prima Ping li ha visti parlare con lui. S’invoca Turandot, che compare e viene edotta da Ping. Ella si rivolge minacciosamente ad un terrorizzato Timur, ma interviene prontamente Liù. Dice di conoscere, lei sola, il nome del principe. Pensando di poter essere tradito, Calaf la rimprovera ma  Liù lo rassicura. E’ torturata, ma resiste stoicamente. Turandot le domanda cosa la rende così forte, e Liù le risponde: «Principessa, l’amore!…». Per amore, lo perderà e lo consegnerà a lei. Dunque, non parlerà. Giunge il boia per torturarla, ma Liù, avvicinatasi a Turandot, le profetizza che, per quanto apparentemente gelida, anche lei lo amerà. Improvvisamente strappa un pugnale dalla cintura di un soldato e si uccide. Turandot  è scossa, mentre la folla è presa dal terrore che, vittima di un’ingiustizia, Liù possa tramutarsi in spirito malefico. I ministri sono commossi anche dallo sgomento di Timur. Calaf strappa il velo a Turandot perché possa vedere meglio quel sangue versato per sua crudeltà. Turandot cerca di promuovere la sua purezza e celestialità, ma Calaf la desidera carnalmente. Turandot tenta di evitare ‘profanazioni’, ma Calaf  «freneticamente la bacia». Turandot è tramortita, e supplica di essere lasciata. Ma ormai è l’alba, e si profila dunque la sua ‘sconfitta’. La principessa confessa che lesse subito nei suoi occhi il suo eroismo, e per la prima volta fu toccata dal ‘brivido fatale’ dell’amore. Chiede dunque che Calaf si accontenti di quest’umiliante ammissione, ma lui è deciso a possederla.
Scena sesta
Travestita da soldato cinese, Schirina compare infatti all’improvviso. Comunica che Assan è nascosto per non parlare, che la madre è morta e che per Timur, disperato, è necessario un foglio comprovante che il figlio è ancora vivo. Calaf comprende alla fine che questo è un espediente per conoscere il suo nome.
Scena settima
Giunge anche Zelima. Assicura Calaf che, nonostante le apparenze, Turandot lo ama. E’ dunque meglio averla ben disposta che dileggiata. Ma Calaf  vuole che Zelima riferisca alla principessa che nega i nomi «per eccesso d’amor, non per offesa».
Scena ottava
Da un ciarlatano, Truffaldino ha avuto la radice della mandragora, che, posta sotto il cuscino, fa dire al dormiente ciò che si vuole. Vedendo Calaf dimenarsi, dà arbitrariamente ad ogni movimento una lettera, così da comporre un nome assolutamente fantasioso.
Scena nona
Giunge anche Adelma, che sveglia Calaf, il quale la riconosce infine come la creduta morta  principessa dei Carazani. Sdegnato per suo fratello, decapitato non avendo saputo sciogliere gli enigmi di Turandot, il padre Cheicobad attaccò il regno di Altoum, andando però incontro a rovinosa sconfitta. Un visir di Altoum, sconfessato poi dall’imperatore, trucidò la sua famiglia. Moribonda, lei fu ripescata dal fiume e poi data in schiava a Turandot. Resasi dunque credibile, Adelma gli comunica che all’alba Turandot lo farà assassinare. La menzogna sorte effetto, perché a Calaf, disperato, scappano inavvertitamente i nomi ricercati da Turandot. Tenta comunque di convincere Calaf a fuggire con lei che lo ama e che lo vuole suo sposo. La sua parentela con l’imperatore di Berlas le permetterà di riscattare il suo regno, che, nascosti, conserva tesori favolosi. Pensando anche al padre, Calaf rifiuta la proposta di Adelma
Scena decima
Giunge Brighella, e Calaf gli ordina di far presto. Brighella non può comprendere che Calaf ritiene di essere ucciso dalle guardie.
Atto quinto
Scena prima
Calaf si stupisce di esser giunto vivo nel Divano. Sospetta dunque di essere stato ingannato da Adelma, oppure vinto da Turandot. Altoum lo rassicura che la figlia non può aver saputo i nomi.
Scena seconda
Sapendo che rischia la vita, dichiara come si chiama e di chi è figlio.
Turandot si ridesta orgogliosamente. Afferma che la vita del principe dipende da lei, ma lui non è intimorito. Giunge Turandot, che, pur sembrando rattristata, all’improvviso appella Calaf col nome suo. Calaf è disperato e chiede ad Altoum di poter morire. Tenta di ferirsi con un pugnale, ma Turandot lo ferma. Egli ha fatto breccia nel suo cuore e si è conquistato la sua mano. Adelma è furente. Tenta anche lei di uccidersi, ma è fermata da Calaf. La ringrazia perché il suo tradimento lo ha prostrato così da toccare nel profondo l’animo di Turandot. Adelma deve scusare «un amor, che vincer non potrei». Adelma chiede di essere resa libera, e anche Calaf  e Turandot intercedono per lei. Altoum è ancor più magnanimo: restituisce il suo regno a Adelma perché possa sposarsi con un giovane giudizioso. L’imperatore comunica a Calaf che il suo regno è stato liberato dal sultano di Carizmo e che vi è un fidato reggente nell’attesa sua o di Timur. Turandot nota dunque che tutti i maschi (Barach/Assan, il reggente, Timur) si sono comportati onorevolmente e fedelmente, mentre una donna (Adelma) da lei ritenuta amica più che schiava l’ha tradita.
Davanti all’imperatore Altoum ed alla folla Turandot ammette di conoscere il nome dello ‘sfidante’, che è ‘Amore’. «I due amanti si trovano avvinti in un abbraccio, perdutamente, mentre la folla tende le braccia, getta fiori, acclama gioiosamente». Deve dunque ricredersi sul sesso maschile, che da qui in avanti sarà amato.