Stefano Casini e la sua vita in nome della musica. Una forma d’arte di tutti e per tutti

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Stefano Casini e la sua vita in nome della musica. Una forma d’arte di tutti e per tutti

Stefano Casini e la sua vita in nome della musica. Una forma d’arte di tutti e per tutti

di Tommaso Giacomelli

“Senza musica la vita sarebbe un errore”, l’aforisma appartiene a Friedrich Nietzsche, il grande filosofo, poeta, filologo e compositore tedesco dell’Ottocento. Ma chi non si è mai misurato con questa affermazione, chi è che può rinunciare alla musica a cuor leggero? È difficile pensare alla propria esistenza senza qualche nota, senza le dolci parole di una canzone, senza il ritmo scandito dagli strumenti musicali. Pensando alla propria esistenza, la musica si permette di segnare le decadi che passano, aiutando a fare un tuffo nei ricordi e nelle emozioni del passato, rendendole così più chiare e nitide. Il valore della musica lo conosce bene Stefano Casini, un ragazzo lucchese, un flautista, un compositore e insegnante che sta votando a questo prodotto dell’arte, tutte le sue energie vitali.

Un legame così intenso e assoluto con questa nobile sfera del genio umano, che trova le sue radici nell’infanzia, quando ascoltava e apprezzava l’operato del padre fine musicista. “Sin da piccolo, ho respirato in casa le note dell’organo e del pianoforte suonati da mio padre. La musica è sempre stato un elemento presente nella vita della mia famiglia. Già dalla scuola elementare ho avuto le mie prime esperienze musicali (con il flauto dolce) che mi hanno entusiasmato al punto da voler intraprendere subito dopo, all’età di 11 anni, lo studio del flauto traverso con il Prof. Antonio Barsanti alla scuola media”, racconta Stefano. Così dall’influenza di un genitore e dall’esercizio di una nuova esperienza tanto coinvolgente, il giovane compositore apre la porta alla musica e si avvicina a quello che sarà il suo strumento di lavoro prediletto: “Il flauto traverso è lo strumento che ormai mi accompagna da ben 16 anni. Ad essere sinceri, l’approccio a questo meraviglioso oggetto è stato del tutto casuale: la passione per il flauto dolce, maturata alle scuole elementari, aveva innescato in me il desiderio di rimanere agganciato in qualche modo al mondo del flauto. Da qui la decisione di ‘eleggerlo’ strumento compagno di vita”.

Capendo di non poter più rinunciare al flauto traverso, Stefano sa che l’unico modo per vivere è quello di scegliere la musica non solo come passatempo e passione, ma soprattutto come professione. Sono scelte di vita difficili per ognuno, ma quando la mente in piena lucidità ha tracciato la via, il cuore può solo seguirlo: “Difficile definire con esattezza quando ho capito che la musica poteva divenire il mio lavoro. So per certo che ora non posso più fare a meno di lei. Già da adolescente ho capito quanto fosse importante per me, perché non mi ha mai lasciato solo e mi ha permesso di vivere delle esperienze che mi hanno arricchito non solo dal punto di vista artistico ma anche, e soprattutto, da quello umano (penso ai concorsi fatti, ai concerti, alle rassegne a cui ho partecipato, alle lezione fatte, ecc.). Sono cresciuto con la musica e cresco ogni giorno accanto ad essa. Quello che si instaura con il proprio strumento è un rapporto intimo, che implica lo studio giornaliero, uno studio paziente e attento, rigoroso, costante… È un viaggio capace di regalarmi momenti unici perché mi immette in una ricchezza fatta sì di musica, ma anche di gesti, di sorrisi, di condivisione, di apertura all’altro”.

L’ultimo anno ci ha fatto confrontare con delle difficoltà mai sperimentate finora, il mondo è stato colpito da una pandemia che ha spento molta di quella luce che irrorava in ogni parte. Il settore della musica è stato ovviamente colpito – come tanti altri – dai cambiamenti e dalle nuove restrizioni, specialmente per quanto riguarda il mondo dei concerti e dei live. Ma la musica non si ferma ed è più forte delle paure e degli ostacoli, grazie anche a mezzi di comunicazione alternativi, come ci ha spiegato Stefano: “Non ci sono parole adatte per descrivere quello che abbiamo vissuto tutti e che, purtroppo, stiamo ancora vivendo. In questo periodo buio, la musica è stata per me una salvezza, una fonte di speranza alla quale continuare ad aggrapparmi. Ho approfondito lo studio ed esplorato nuove realtà. Infatti, in quei mesi drammatici, ho deciso di concentrarmi su un progetto che si è rivelato una piacevole sorpresa: ho aperto il mio canale YouTube (qui il link al canale) in cui suono in modalità multiscreen (fino a 9 voci) brani classici (non esclusivamente originali per flauto), basandomi sulle partiture da me riadattate per ensemble di flauti (Mozart, Bach, Telemann, Haydn e altri. Ho capito come l’aspetto digitale-multimediale possa essere effettivamente un aiuto per far giungere la propria musica (e non solo) a tutti abbattendo confini e distanze. Nonostante tutto, in questo periodo si cerca di reagire cercando di portare avanti l’attività professionale e al momento sto frequentando il corso di alto perfezionamento di flauto presso la scuola di Musica di Fiesole con i Maestri Silvia Careddu, Claudia Bucchini e Chiara Tonelli. È per me un grande privilegio”.

Il delicato periodo, le problematiche dipendenti da un mondo sempre più difficile, non hanno fermato l’ispirazione e l’estro che – alla fine – non hanno limiti. Stefano Casini, infatti, ha composto un brano inedito, dedicato a un’altra sfera dell’arte: Ho dato vita a un nuovo brano per quartetto di flauti dal titolo ‘Maldimare’ (qui il link per ascoltare il brano); composizione che mi è stata commissionata dal fotografo Andrea De Maria e, che è diventata la colonna sonora del suo nuovo libro ‘Maldimare’. Quest’ultimo è un volume fotografico che ritrae il mare di tutto il mondo; gli scatti sono arricchiti dai suggestivi testi della scrittrice e poetessa pisana Nily Raouf. Il brano “Maldimare” è distribuito su tutte le piattaforme digitali e può essere ascoltato direttamente su YouTube. Per me si tratta della seconda esperienza nell’ambito editoriale che segue quella del 2017, anno in cui ho realizzato 5 musiche per flauto solo contenute nel CD allegato alla raccolta poetica ‘L’innocenza dell’incertezza’ di Nily Raouf”.

“Ciò che non si può dire e ciò che non si può tacere, la musica lo esprime”, questo sono le parole usate da Victor Hugo per descrivere il senso stesso della musica, come grande veicolo di comunicazione. È dello stesso avviso anche Stefano Casini, il quale conosce bene l’universalità della musica, la sua fruibilità generale e soprattutto il suo essere al servizio dell’intera umanità, senza distinzioni ed elitarismi: “Non bisogna essere necessariamente dei musicisti per avvicinarsi alla musica. La musica è di tutti e per tutti. Ognuno trova poi una dimensione propria in cui vive il suo personalissimo rapporto con essa. Non c’è un genere musicale da prediligere rispetto ad un altro; io stesso ascolto di tutto. Ascoltare vari generi diversi tra loro è importante, necessario per ampliare la ricerca e non smettere mai di stupirsi. Premettendo che sopra ogni cosa posiziono J.S. Bach, spazio dai Clash agli Who, da John Hopkins a Brian Eno, Sigur Ros, passando per George Duke, Stevie Wonder e ovviamente altri”. Ma la musica è soprattutto emozione, una forma d’arte come poche altre: “Trasmette emozioni, sensazioni, impressioni, racconta storie… ad esempio, personalmente, sono molto affascinato dall’arte che genera arte (arte da intendere nel senso più ampio del termine): da come una musica possa ispirare una persona a generare qualcosa di nuovo, di qualsiasi tipo. La musica può ispirare a creare un quadro, può suggerire una poesia oppure ti fa venir voglia di ballare anche se non si è ballerini. Insomma, la musica è in noi, e, più o meno direttamente, ci circonda”, aggiunge il compositore lucchese.

Come abbiamo ampiamente detto, tale forma d’arte non può essere rinchiusa dentro un perimetro limitato. Per questo motivo, il senso della musica è da ricercare anche nella sua funzione etico/sociale, un aspetto che specialmente negli ultimi anni si sta rivelando sempre più intenso e di aiuto per chi soffre, come ci tiene a sottolineare il nostro intervistato: “Sicuramente la musica può essere considerata uno strumento di integrazione e di supporto. Basti pensare ai molteplici progetti finalizzati al recupero di ragazzi provenienti dai cosiddetti “quartieri difficili” in cui la criminalità e la malavita sono schiaccianti. Nel mio percorso di studi presso l’ISSM “Pietro Mascagni” di Livorno, conservatorio in cui mi sono laureato con lode al biennio sotto la guida del M° Stefano Agostini, ho avuto la fortuna di incontrare fra i docenti il M° Paolo Sullo, insegnante di storia della musica e collaboratore del progetto nato nel 2008 “Sanitansemble” che si prefigge di accogliere giovani e giovanissimi del Rione Sanità di Napoli, un quartiere spesso associato a storie di degrado e marginalità, ma in realtà ricco di un patrimonio storico-artistico di straordinaria importanza. Oppure penso anche alla musicoterapia, che abbraccia i portatori di handicap, gli anziani, ma non solo, permettendo loro di fare delle esperienze coinvolgenti, totalizzanti che influenzano le funzioni cognitive, le capacità motorie, lo sviluppo emozionale, la qualità della vita… utilizzando però uno strumento di comunicazione non esplicitamente verbale”.

Infine Lucca, città ricca di storia, fascino e arte. Un piccolo angolo di mondo dove la musica dovrebbe essere un elemento fondante e trainante, un cavallo di battaglia, un vessillo da stendere in alto e da portare in tutto il mondo. Un ruolo che purtroppo la città non ha ancora scoperto del tutto, nonostante le grandi figure che in passato hanno contribuito a rendere ancora più magnifica la storia della musica. Il brillante compositore, tuttavia, sa che qualcosa sta cambiando: “Lucca ha un patrimonio musicale ineguagliabile. Comunemente ricordata come la terra natia del grande Puccini, è anche la città di altri illustrissimi musicisti quali Boccherini, Catalani, Geminiani, Barsanti, solo per citarne alcuni. Devo dire che negli ultimi anni la cittadina si è maggiormente aperta a nuovi eventi, rassegne, concerti. Auspico che questa cosa sia duratura nel tempo, che possa crescere sempre di più, coinvolgendo e mettendo in primo piano i giovani e i giovanissimi in modo da poter offrire loro uno spazio, un’occasione di fare musica insieme. Lucca è, e deve essere la città della musica.

Giunti alla conclusione, se volete immaginare la vita di Stefano Casini e attribuirgli una colonna sonora, lui ci tiene a specificare che sia assolutamente questa: “La Partita in la minore BWV 1013 di J.S. Bach”. Giù il cappello di fronte a un giovane così appassionato e devoto all’arte, ma adesso ascoltatevi le note di Bach.

“Maldimare”, il nuovo brano di Stefano Casini